Forte di Fenestrelle: storia della grande muraglia piemontese

Il Forte di Fenestrelle fu eretto tra il XVIII e XIX secolo, è la più grande struttura fortificata d’Europa oltre che la costruzione in muratura più estesa dopo la muraglia cinese.

Il Forte di Fenestrelle fu progettato dall’ingegnere alessandrino Ignazio Bertola per proteggere il confine franco-piemontese, tuttavia non fu mai coinvolto in conflitti fi rilievo.

Il forte è un’opera fuori dal comune rispetto alle precedenti tecniche di difesa fortificatoria, sia per dimensioni che articolazione dei fabbricati.

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Per completezza, il termine forte non è propriamente esatto, poiché si tratta di un complesso composto da ben otto opere, ognuna con una precisa strategia di difesa, infatti il termine corretto è fortezza.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il complesso fu abbandonato, rischiando di diventare un rudere, poi grazie all’Associazione Progetto San Carlo oggi la Fortezza di Fenestrelle è luogo di interesse per turisti, studiosi e storici.

Storia del Forte di Fenestrelle

Per secoli la Val Chisone fu divisa in due parti, una apparteneva al Delfinato, una delle antiche province francesi, l’altra ai piemontesi.

Già dal Cinquecento i francesi cercarono più volte di conquistare la Savoia, poi nel 1688 scoppiò la Guerra della Grande Allenza, che vide la Francia contro una coalizione di stati europei.

Vittorio Amedeo II rimase neutrale fino al 4 giugno 1690, poi si unì alla Grande Alleanza e la valle divenne zona di guerra.

Il generale parigino Nicolas Catinat richiese un complesso fortificato per contrastare le incursioni piemontesi, così nel 1692 Luigi XIV di Francia, detto Re Sole ordinò la prima fortificazione, quello che poi divenne il Forte dei Tre Denti.

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Nel luglio 1693 i piemontesi attaccarono lungo la valle di Pragelato, tuttavia furono bloccati proprio all’altezza di Fenestrelle, poi l’anno successivo i francesi iniziarono la costruzione del Fort Mutin.

Il 29 agosto 1696, il Trattato di Torino pose fine alla guerra tra Francia e Piemonte, permettendo ai Savoia di riottenere Pinerolo ed i territori sulla sponda destra della Val Chisone.

Poi nel 1700 scoppiò la guerra di successione spagnola, culminando con l’assedio di Torino del 1706 e la disfatta francese, così due anni dopo Vittorio Amedeo II iniziò le operazioni per conquistare la Val Pragelato.

Dopo aver conquistato Exilles i piemontesi puntarono verso Fenestrelle, dove a metà dell’agosto 1708 i francesi asserragliati nel Fort Mutin si arresero e la Val Chisone passò al Piemonte.

Vittorio Amedeo II incaricò l’ingegnere Ignazio Bertola di progettare un complesso fortificato che includesse anche le fortificazioni francesi, così da proteggersi da eventuali invasioni transalpine.

Il progetto del Forte di Fenestrelle fu presentato nel 1727, i lavori iniziarono l’estate successiva e, dopo una lunga pausa dal 1793 al 1836, terminarono nel 1850.

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Al Bertola seguirono altri ingegneri e architetti, Carlo Andrea Rana, di Susa, il torinese Nicolis di Robilant e il vercellese Lorenzo Berardino Pinto.

Il progetto iniziale prevedeva un’opera che sbarrasse l’intero versante sinistro della valle, tuttavia venne data priorità alle costruzioni nella parte più alta.

Furono erette le fortificazioni Sant’Antonio, Elmo e Belvedere, formando così il Forte delle Valli, poi il collegamento con il fondo valle inglobò il Forte dei Tre Denti.

Dal 1731 iniziò la costruzione del Forte San Carlo, mentre in sostituzione del Fort Mutin fu eretta la fortificazione Carlo Alberto.

Con la nascita del Regno d’Italia il Forte di Fenestrelle fu potenziato e dal 1887 ospitò il Battaglione alpino Fenestrelle, alla cui memoria è allestito un museo composto da cimeli originali.

Nel periodo fascista la fortezza fu usata sia come luogo di confino che prigione politica, poi nel luglio 1944 i partigiani della divisione Adolfo Serafino fecero esplodere parte della Ridotta Carlo Alberto, per rallentare l’avanzata tedesca.

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Per completezza, in gergo militare ridotta indica una fortificazione di minore importanza integrata in un sistema difensivo più ampio.

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946 l’Esercito Italiano abbandonò il Forte di Fenestrelle, ormai obsoleto per scopi militari, così cadde in degrado per incuria, intemperie e saccheggi.

Il recupero iniziò nel 1990 grazie ai volontari dell’Associazione Progetto San Carlo.

Le prigioni del Forte di Fenestrelle

Il Forte di Fenestrelle fu anche utilizzato come prigione di stato, bagno penale e luogo di detenzione per criminali comuni delle zone circostanti.

Nei primi anni dell’Ottocento vi furono rinchiusi alcuni oppositori di Napoleone, poi in seguito ai moti risorgimentali anche ufficiali con ideali vicini a Giuseppe Mazzini.

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Ogni prigioniero aveva una stanza privata con camino e mobilio, al mantenimento provvedeva il Regno sabaudo, mentre durante l’occupazione napoleonica ogni detenuto doveva mantenersi a sue spese.

Tra i prigionieri illustri figura l’arcivescovo di Torino Luigi Fransoni, prima di essere espulso dal Regno di Sardegna per la sua opposizione alle leggi Siccardi del 1850.

Per completezza, le Leggi Siccardi abolirono i privilegi del clero cattolico, allineando la legislazione del Regno Sabaudo a quella di altri stati europei dell’epoca.

In alcuni casi e su richiesta dei genitori, presso il Forte di Fenestrelle furono anche ospitati dei minorenni, sia per crimini che per aver scontentato genitori nobili o facoltosi ed erano soggetti a un regime simile al collegio militare.

Presso il Forte di Fenestrelle furono reclusi anche prigionieri di guerra, ovvero soldati nemici del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia.

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Ad esempio, italiani e austriaci che avevano combattuto le guerre d’indipendenza di metà Ottocento, soldati borbonici, 6 garibaldini per il fallito tentativo di occupare lo Stato della Chiesa, 462 militari dell’Esercito Pontificio dopo la presa di Roma, soldati austro-ungarici durante la Prima Guerra Mondiale.

Prigionieri Borbonici

Negli ultimi anni qualcuno ha definito il Forte di Fenestrelle come campo di concentramento o luogo di sterminio, poiché secondo una certa storiografia dal 1860 al 1870 vi furono deportati dai 24.000 ai 120.000 soldati borbonici, catturati nella battaglia di Volturno e negli assedi di Gaeta e Capua.

Una volta giunti al forte avrebbero subito un trattamento inumano, fatti morire di sevizie e stenti per poi scioglierne i cadaveri nella calce viva.

Tuttavia sono numeri e fatti indifendibili, poiché il Forte di Fenestrelle poteva ospitare solo 3.000 unità e la calce viva non scioglie i cadaveri.

In ogni caso tutto ciò ha stimolato la ricerca di vari studiosi, che poi hanno sementito le accuse definendo numeri e fatti inverosimilmente ingigantiti se non inventati.

Infatti la realtà è ben diversa.

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A inizio novembre 1860 presso il Forte di Fenestrelle arrivarono 1189 soldati borbonici, con lo stato di prigionieri di guerra.

Stremati per il viaggio a piedi sulla tratta Pinerolo-Fenestrelle, il comandante ordinò doppia razione di minestrone e abiti invernali per sopportare le temperature alpine.

Dopo la registrazione, chi presentava segni di malattie fu curato presso l’infermeria o le strutture sanitarie di Pinerolo e Torino, mentre i più anziani furono mandati all’arsenale di Pinerolo per congiungersi con i familiari giunti dal meridione.

Il 20 novembre iniziò l’addestramento, mentre il 9 dicembre i prigionieri lasciarono il Forte di Fenestrelle e furono inseriti come soldati nel nascente Esercito del Regno d’Italia.

Durante la prigionia morirono 4 soldati borbonici per cause naturali, mentre la calce viva venne usata per coprire i corpi evitando il propagarsi di epidemie.

Infatti tutte le fortezze del Settecento avevano la morgue, una sorta di obitorio, poiché in battaglia non c’era tempo per seppellire i cadaveri, quindi la calce viva, conservata in apposite stanze serviva a coprire i defunti per questioni igieniche.

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Inoltre le fantomatiche vasche di sterminio sono delle fosse interrate di piccole dimensioni, quella del Forte di Fenestrelle era di circa 4 metri per 4, impossibile per contenere decine di migliaia di corpi.

In ogni caso i documenti che smantellano le varie illazioni sono reperibili e abbondanti, anche grazie all’accurata ricerca dei dottori in Giurisprudenza Luca Costanzo e Juri Bossuto, in seguito ai loro studi sul sistema carcerario sabaudo.

Anche lo storico torinese Alessandro Barbero, dopo accurate ricerche ha definito la vicenda di Fenestrelle come invenzione storiografica e mediatica, confermando che, per chi vuole fare verifiche la documentazione militare, amministrativa e religiosa è sia ampia che rintracciabile.

Descrizione del Forte di Fenestrelle

La Fortezza di Fenestrelle ha una superficie complessiva di 1.350.000 m², si sviluppa per oltre 3 km su un dislivello di circa 635 metri.

La scala interna, detta Scala Coperta conta 3.996 gradini e permetteva di raggiungere le varie costruzioni senza mai uscire, mentre quella esterna detta Scala Reale conta circa 2.500 gradini, utilizzata quando veniva in visita il Re.

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La costruzione iniziò con il Forte delle Valli, poiché da quella posizione si potevano proteggere le postazioni sottostanti con fuoco incrociato, così furono edificate le ridotte che lo compongono, ovvero dell’Elmo, Belvedere e Sant’Antonio.

Le ridotte, circondate da fossati e collegate da ponti levatoi erano autonome, quindi se ne fosse caduta una le altre potevano resistere.

La Ridotta Belvedere, armata su tutti i lati era munita dei locali necessari alla vita dei soldati, anche in caso di lunghi periodi di isolamento, inoltre ospitava una cappella con facciata barocca con ormai pochi elementi decorativi a causa di intemperie e saccheggi.

La Ridotta dell’Elmo, concepita sia per difesa che offesa ospitava diverse casermette, cannoniere e postazioni a cielo aperto, garantendo una fortissima potenza di fuoco.

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La Ridotta di Sant’Antonio presenta un solo fabbricato e sul tetto ospitava due mortai, per colpire obiettivi non raggiungibili dai cannoni.

Strutture del Forte di Fenestrelle

Il Palazzo del Governatore si articola in tre piani più uno sotterraneo, ha un grande salone di ingresso, un locale analogo al piano superiore mentre il terzo livello ospitava l’abitazione del governatore.

Il Forte San Carlo, il più grande della Fortezza di Fenestrelle ospita le strutture principali, inoltre è caratterizzato da una successione di 28 risalti, la parte più spettacolare del forte, formando una muraglia simile ad una grande gradinata.

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Il Palazzo degli Ufficiali comprendeva 44 stanze, i sotterranei erano dotati di cisterna e per un periodo funse sia come prigione di stato che reclusorio militare per ufficiali.

La Porta Reale era l’ingresso riservato a nobili, alti ufficiali e ambasciatori, con un vasto fabbricato di tre piani con sei portali scolpiti in pietra di Luserna.

Il piano terreno ospitava corpi di guardia, rimesse per carrozze e scuderie, mentre i due piani superiori fungevano da alloggi e magazzini.

La Scala Coperta è una galleria artificiale illuminata da strette feritoie, permette di raggiungere tutte le parti della fortezza senza dover uscire, conta 3.996 scalini e si snoda per quasi due km con un dislivello di 525 metri.

La Scala Reale è esterna, conta 2.550 gradini e veniva utilizzata dal re quando visitava la Fortezza di Fenestrelle.

La Polveriera di Sant’Ignazio prende il nome dal suo progettista, ovvero l’ingegnere Ignazio Bertola e, per mantenere i locali asciutti, pareti e pavimenti furono rivestiti di legno.

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La Garitta del Diavolo fu edificata nel 1718 su una guglia rocciosa che sovrastava la fortezza, poiché è un ottimo punto di osservazione ed è raggiungibile attraverso una scalinata di pietra.

La Ridotta di Santa Barbara è a base quadrata con forma tronco piramidale, l’interno è costituito da un ampio salone diviso in due piani, quello inferiore adibito a stanza comune e refettorio, quello superiore a camerata.

La ridotta era autosufficiente, disponeva di un pozzo d’acqua, magazzini, viveri e ospitava una guarnigione di circa 50 uomini.

Il Ponte Rosso permetteva il superamento dell’alto fossato, il cancello era sorretto da due pilastri che sostenevano anche l’impianto per il sollevamento del ponte levatoio.

Alla base dei pilastri c’erano delle camere di mina imbottite di esplosivo, con l’obiettivo di distruggere il ponte nel caso il nemico facesse breccia.

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Il Forte dei Tre Denti prende il nome dagli spuntoni di roccia dove venne eretto, disponeva di 6 cannoni e una guarnigione di circa 50 uomini.

La struttura originaria fu realizzata dal generale francese Nicolas Catinat, poi nel 1723, dopo Trattato di Utrecht venne ampliata dai piemontesi.

Il forte erano dotato di cucine, magazzini, polveriera e cisterna, l’acquedotto sottostante era un condotto artificiale di 424 metri che prelevava l’acqua da una sorgente naturale, addentrandosi nella profondità della montagna.

Il Forte San Carlo è il complesso più importante e meglio conservato della Fortezza di Fenestrelle e prende il nome dal sovrano lo finanziò, ovvero Carlo Alberto di Savoia.

Il forte comprendeva magazzini, infermerie, chiesa, laboratori, padiglione degli ufficiali, quartieri militari e Palazzo del Governatore, poi una parte fu fatta saltare dia partigiani nel luglio 1944, per rallentare l’avanzata tedesca.

La chiesa del Forte San Carlo è l’edificio religioso più grande mai realizzato su una fortezza alpina europea, tuttavia date di costruzione e architetto sono sconosciuti.

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Inoltre grazie ad un camminamento protetto si raggiungeva la Colombaia, edificio adibito all’allevamento dei piccioni viaggiatori, all’epoca usati come mezzo di comunicazione.

Il Fort Mutin risale al 1664 su progetto dell’Ingegnere militare francese Guy Creuzet de Richerand, all’epoca responsabile delle fortificazioni del Delfinato, con lo scopo proteggere il fondo valle da eventuali attacchi piemontesi.

Tuttavia ergendosi in una conca si rivelò vulnerabile al fuoco nemico, infatti durante l’assedio dell’agosto 1708, i francesi arroccati nel forte dovettero arrendersi ai piemontesi.

Il Forte Mutin di Fenestrelle fu restaurato per volere di Vittorio Amedeo II rimanendo attivo fino al 1836, poi parzialmente abbattuto con la costruzione della Ridotta Carlo Alberto.

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