La cattedrale di San Giovanni Battista, il Duomo di Torino si trova in piazza San Giovanni ed è il principale luogo di culto cattolico della città.
Il Duomo di Torino è in stile rinascimentale e barocco, realizzato dall’architetto, ingegnere e scultore toscano Amedeo de Francisco da Settignano fra il 1491 ed il 1498 e si trova in una delle zone più ricche di storia della città, quasi adiacente al Parco Archeologico dove si trovano anche la Porta Palatina ed il Teatro Romano.
Cattedrale di Stella Papini – licensed under CC BY-NC-ND 2.0
Inizialmente nell’area del Duomo vi erano tre chiese paleocristiane edificate sulla base di templi pagani o edifici pubblici.
Una delle tre chiese fu dedicata a San Giovanni Battista da Agilulfo (Agone), re dei Longobardi e d’Italia dal 591 al 616, la cui moglie fece proclamare San Giovanni patrono del regno longobardo.
Poi le tre chiese furono abbattute fra il 1490 e il 1492, il campanile invece fu risparmiato ed è ancora visibile.
Ascolta il podcast sul Duomo di Torino e la Cappella della Sacra Sindone
Il 22 luglio del 1491 Bianca di Monferrato, vedova di Carlo I (duca di Savoia), fece posare la prima pietra del Duomo di Torino.
La costruzione, voluta fortemente anche da Domenico Della Rovere (Vescovo di Torino dal 1482 al 1501), venne affidata all’architetto ed ingegnere Amedeo de Francisco da Settignano.
La realizzazione del Duomo di Torino terminò nel 1505 ed il 21 settembre dello stesso anno ebbe luogo la messa di consacrazione, in seguito nel 1515 Papa Leone X elevò la chiesa di San Giovanni a sede metropolitana.
Vista dalla torre campanaria di Andrea Mucelli licensed under CC BY-NC-SA 2.0
Nel 1649 si decise di ingrandire il Duomo per creare uno spazio adeguato alla conservazione della Sindone, ed i lavori vennero eseguiti dall’architetto e scultore svizzero Bernardino Quadri.
I lavori vennero poi conclusi nel 1694 dall’architetto modenese Guarino Guarini che già dall’anno precedente operava nella Real Chiesa di San Lorenzo, poco distante dal Duomo.
Nel 1835 per volere di re Carlo Alberto, il Duomo di Torino venne arricchito da una copia del famoso dipinto di Leonardo da Vinci, l’Ultima Cena, realizzato da Luigi Cagna, sempre nel 1835.
Inoltre nella cattedrale sono sepolti tre nunzi pontifici, Giambatista Lando, Francesco Bacod e Corrado Tartarini.
In tempi più recenti, il monumento della Sindone venne pesantemente danneggiato nell’incendio divampato la notte fra l’11 ed il 12 aprile del 1997.
Foto di edward bertozzi licensed under CC BY-NC-SA 2.0
Dopo l’incendio la struttura è stata oggetto di restauro sia per ciò che concerne la facciata che gli interni, sotto la supervisione dell’architetto Maurizio Momo.
Durante i restauri è stata realizzata la nuova teca dove, in un ambiente di atmosfera controllata, è conservata la Sindone.
Inoltre le opere di restauro hanno riportato la chiesa sotterranea allo stato originale, dove attualmente si trova il Museo diocesano di Torino.
Per ciò che concerne l’aspetto architettonico, il Duomo di Torino è un esempio dell’arte rinascimentale della città, insieme al palazzo Scaglia di Verrua vicino a via Garibaldi.
La facciata del Duomo è in stile rinascimentale in marmo bianco e con tre portoni.
A sinistra si trova la torre campanaria realizzata nel 1470 e poi ampliata in altezza nel 1720 dall’architetto siciliano Filippo Juvarra.
Dietro la cupola di San Giovanni si può ammirare quella del Guarini che dopo oltre 21 anni dall’incendio del 1997, è stata riaperta al pubblico.
Cupola di Guilhem Vellut licensed under CC BY 2.0
L’interno del Duomo di Torino è stato arricchito nel corso dei secoli ed è decorato ai lati da numerose cappelle, nelle quali operarono diversi artisti.
Sotto la Tribuna Reale, realizzata dallo scultore siciliano Simone Martinez (nipote di Filippo Juvarra) su volere di Carlo Emanuele III di Savoia, viene custodita la teca della Sindone in occasione delle manifestazioni.
Sempre all’interno del Duomo di Torino ci sono diverse opere d’arte come il polittico dei santi Crispino e Crispiniano realizzato da Giovanni Martino Spanzotti (pittore), autore anche del Battesimo di Gesù, ubicato nella sagrestia.
Interni di Ferruccio Berti – licensed under CC BY-NC 2.0
Nella sagrestia si trova anche il sepolcro del vescovo Claudio di Seyssel, realizzato dallo scultore comasco Matteo Sanmicheli.
Poi abbiamo la pala con Santa Barbara e San Girolamo (quarta cappella destra), le tele della Madonna con quattro santi (terza cappella destra) e la pala della Madonna con i santi Ippolito e Cassiano (quinta cappella destra), opere del pittore Bartolomeo Caravoglia.
Lo scultore francese Pierre Legros ha realizzato le statue di Santa Cristina e di Santa Teresa, Giovanni Albertoni (Piemonte) il busto di papa Pio IX, lo scultore Edoardo Rubino (Torino) il monumento al cardinale Giuseppe Gamba.
L’organo è stato realizzato nel 1874 da Giacomo Vegezzi-Bossi, poi ampliato fra il 1901 ed il 1902 da Carlo Vegezzi-Bossi ed infine restaurato da Emilio Piccinelli nel 1972.
Ad oggi l’organo conta 3498 canne, 56 registri, due tastiere, 5 somieri e 4 mantici.
Cappella della Sacra Sindone
La Cappella della Sacra Sindone, chiamata anche Cappella del Guarini è stata realizzata dell’architetto modenese Guarino Guarini (1624 – 1683) fra il XVI ed il XVII secolo ed è considerata un capolavoro del barocco italiano.
Fu commissionata da Carlo Emanuele I di Savoia all’architetto ed ingegnere torinese Carlo di Castellamonte (1571 –1640), considerato uno dei maggiori esponenti del barocco piemontese.
Interno di Paris Orlando – licensed under CC BY-SA 4.0
Con il passare degli anni i progetti vennero modificati da Amedeo di Castellamonte (figlio di Carlo di Castellamonte) e successivamente i lavori vennero affidati all’architetto Guarino Guarini, il quale modificò alcune strutture della Cappella.
Inoltre Guarini fece rivoluzionare la Cappella nella sua interezza, concentrandosi principalmente sulla cupola per poterle dare slancio verso l’alto come richiesto dai Savoia, questo anche grazie ad un’illusione ottica.
Al centro possiamo trovare l’altare in stile barocco realizzato dall’architetto ed ingegnere piemontese Antonio Bertola, nel quale era conservata la Sindone all’interno di una teca in argento e vetro.
La Cappella presenta delle decorazioni a stucco opera di Pietro Somazzi, scultore e stuccatore svizzero e la cupola è composta da sei livelli di archi che si vanno degradando verso l’alto, questo conferisce un effetto ottico di maggiore altezza.
Cappella di Guilhem Vellut – licensed under CC BY 2.0
Vi sono degli aspetti simbologici nella Cappella che meritano attenzione, infatti i colori ed i numeri indicano una visione chiara, che dalla tragedia si evolve poi nella luce, nella speranza.
I colori cupi che caratterizzano parte dei marmi, a livello simbolico indicano il colore nero della morte, poi i colori del marmo si fanno mano a mano più chiari indicando che dal nero della morte si arriva alla luce della vita.
Questa simbologia viene anche enfatizzata dalla luce naturale che entra all’interno della cappella attraverso le aperture ad arco.
Per ciò che concerne la simbologia dei numeri, il numero 3 riconduce sia alla Trinità che ai 3 giorni che Gesù trascorse nel sepolcro.
Il 3 è un numero ricorrente all’interno della struttura, come i 3 pennacchi, 3 gruppi di 3 colonne nei vestiboli, 3 archi sotto la cupola.
Sito del duomo di Torino: duomoditorino.it e sito ufficiale della Santa Sindone: sindone.org
Il 4 maggio del 1990 un frammento di marmo del cornicione cadde sul pavimento della Cappella e questa venne chiusa al pubblico.
Furono eseguiti altri lavori di ricostruzione e restauro fino al 27 settembre del 2018, quando venne riaperta al pubblico.