Il Duomo di Ivrea, dedicato a Santa Maria Assunta si trova nel centro storico della città, vicino al Castello ed al Palazzo del Vescovado.
Nell’Ottocento, durante gli scavi per realizzare la nuova facciata furono rivenuti alcuni resti romanici, infatti si ritiene che, dove oggi sorge il Duomo di Ivrea nel I secolo a.C. vi fosse già un tempio romano.
Storia del Duomo di Ivrea
A cavallo tra il IV e V secolo fu istituita la diocesi di Ivrea, rendendola autonoma da quella di Vercelli, così sull’antico tempio romano venne eretta una chiesa cristiana.
La costruzione fu poi ingrandita dall’allora vescovo Warmondo, conosciuto per le sue acerrime lotte contro Arduino di Dadone, marchese di Ivrea e Re d’Italia dal 1002 al 1014.
Dell’antica costruzione rimane l’abside, le due torri campanarie e la cripta, che ospita il sarcofago romano dedicato all’allora questore Caio Atecio Valerio, usato poi come urna per le reliquie di San Beso, patrono di Ivrea insieme a San Savino.
Tuttavia è difficile risalire alla forma della chiesa precedente, infatti è probabile che l’aspetto attuale sia anche conseguenza del terribile terremoto del 1117, che ebbe come epicentro il veronese.
Si tratta del terremoto più forte mai registrato nella pianura padana, con una potenza stimata di 6,5 sulla scala Richter e che causò almeno 30.000 morti, tanto che fu avvertito anche in Slovenia, Austria e Germania.
Infatti nel XII secolo il Duomo di Ivrea cambiò radicalmente aspetto, fu ampliata la cripta, ricostruita la parte alta delle due torri e apportare diverse decorazioni.
Nello stesso periodo ai lati del Duomo furono costruiti alcuni edifici per i religiosi come alloggi, sale di scrittura, refettori e foresteria, disposti attorno a un chiostro con eleganti archi e capitelli di pietra
Nel XIV secolo, durante la costruzione del Castello di Ivrea vennero abbattuti sia diversi edifici attorno al Duomo che parte del chiostro.
Nei secoli XIII e XV il Duomo di Ivrea fu oggetto di ammodernamenti e decorazioni, mentre nel 1464 l’allora vescovo Giovanni Parella fece edificare la sacrestia.
Il vescovo Parella, molto attivo in città, venne poi sepolto nel Duomo di Ivrea, infatti aderente al muro di fondo troviamo il coperchio tombale su cui è scolpita la sua figura.
Arriviamo al 1516, quando il vescovo Bonifacio Ferrero commissionò la nuova facciata sostituendo quella romanica e, come vediamo a breve fu a sua solta sostituita nel 1853.
Nella seconda metà del Settecento, su iniziativa del vescovo Michele De Villa furono aggiunte due cappelle laterali, tra cui quella del 1761 dedicata a San Savino, patrono di Ivrea e oggi cappella del SS. Sacramento.
Nel 1786 tale mons. Ottavio Pochettini incaricò l’architetto Giuseppe Martinez di ristrutturare il Duomo di Ivrea che, pur mantenendo la struttura romanica assunse l’attuale aspetto barocco.
foto di Krzysztof Golik – CC BY-SA 4.0
Durante i lavori fu anche aggiunta la cappella dei santi Pietro e Paolo, detta del Crocifisso.
Nel 1853 l’allora arcivescovo Luigi Moreno fece ampliare il Duomo di due campate, sotto la direzione dell’architetto torinese Gaetano Bertolotti, inoltre fu rifatta la facciata ispirandosi alla Basilica di Santa Maria Maggiore, a Venezia.
Infine furono collocate le statue esterne di alcuni santi canavesani come Eulogio, Guglielmo da Volpiano, Angelo Caretti, Besso, Giuliana e Gaudenzio, opere dello scultore varesino Giuseppe Argenti.
Cripta del Duomo di Ivrea
Si accede alla cripta dalla navata sinistra e, sopra la porta di ingresso troviamo un affresco del XV secolo con la Madonna delle Grazie e San Bernardo di Mentone.
La parte più antica delle cripta è quella centrale, dove troviamo il sarcofago romano di Caio Atecio Valerio che, per secoli custodì le reliquie di San Besso.
Il più antico degli affreschi risale al XIII e raffigura la Madonna con il Bambino, mentre nell’estremità orientale possiamo ammirare quello che rappresenta San Gaudenzio, il primo vescovo di Novara.
Sul pilastro di fondazione del campanile meridionale troviamo due figure di santi e guerrieri, probabilmente appartenenti all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, detto anche Ordine Mauriziano.
Poi gli affreschi attribuiti al pittore del Quattrocento Giacomino da Ivrea, che raffigurano una Vergine del latte con Sant’Antonio abate, San Cristoforo e San Sebastiano.
Uscendo dalla cripta, lungo la scala possiamo ammirare l’affresco con il Miracolo di Resurrezione del Beato Pietro di Lussemburgo, opera quattrocentesca di pittore ignoto.
Interni
Il Duomo di Ivrea è ricchissimo di opere d’arte, come l’elegante altare in marmo conservato nel presbiterio e realizzato a metà Settecento per volere dell’allora vescovo Michele De Villa.
Nella cappella del vescovo Warmondo, sopra l’urna contenete le sue reliquie possiamo ammirare la pala che lo raffigura mentre si rivolge a Santa Maria Assunta, alla quale è dedicato il Duomo di Ivrea.
Sulla sinistra troviamo la lapide dell’ultimo laico sepolto nella chiesa, precisamente nel 1849, ovvero il torinese Ettore Perrone, conte di San Martino e generale.
Nella cappella di San Besso, patrono di Ivrea insieme a San Savino troviamo il suo Martirio in Val Soana, nell’attuale Parco del Gran Paradiso, ritratto in una tela del Novecento.
La cappella del SS. Sacramento, la più grande del Duomo di Ivrea fu costruita per ospitare le reliquie di San Savino, patrono della città.
Sopra l’altare possiamo ammirare la pala del pittore torinese Claudio Francesco Beaumont che raffigura San Savino inginocchiato di fronte alla Madonna con il Bambino.
Nella cappella della Madonna sono sepolti i vescovi di Ivrea, trasferiti dalla cripta, mentre in quella di san Giovanni Battista troviamo l’altare del Crocifisso con la pala del pittore lombardo Carlo Cogrossi.
La cappella di San Sebastiano conserva le spoglie del vescovo irlandese Taddeo McCarthy, morto nell’ospizio-ospedale dei “Vigintiuno” di Ivrea il 24 ottobre 1492, dopo aver chiesto ospitalità come semplice pellegrino mentre tornava da Roma.
Il Duomo di Ivrea conserva anche due importanti dipinti del pittore di Chivasso (TO) Defendente Ferrari, maestro del rinascimento piemontese.
Entrambi raffigurano un’Adorazione del Bambino, uno con Santa Chiara, proveniente dal monastero a lei dedicato, poi soppresso nel 1082 in seguito all’occupazione napoleonica, l’altro con il beato Warmondo.