L’arco romano di Susa si trova sulla via delle Gallie, vicino alla cattedrale di San Giusto, all’anfiteatro romano e al castello della Contessa Adelaide.
L’arco romano di Susa, risalente al I secolo a.C. fu eretto da re Marco Giulio Cozio per celebrare il patto di alleanza con l’Imperatore Augusto il quale, ritornando dalle Gallie si fermò a Segusium per inaugurarlo.
I Romani durante il regno dell’imperatore Augusto, per la prima volta ebbero il pieno controllo dei territori che comprendono l’attuale Piemonte.
All’epoca il processo di conquista romano permetteva alle popolazioni locali di entrare nel sistema amministrativo romano pur continuando ad essere governate dalle varie élite territoriali, così da mantenere la pace.
Infatti Susa da semplice insediamento divenne città a tutti gli effetti, come testimoniano i numerosi monumenti di epoche diverse, come le mura romane, Porta Savoia, la cattedrale di San Giusto, il castello della Contessa Adelaide, l’anfiteatro romano.
L’arco romano di Susa è ben conservato, anche grazie all’accurato restauro del 1990-92 in occasione del suo bimillenario, con la supervisione della Soprintendenza Archeologica del Piemonte.
Il monumento romano fu realizzato principalmente con materiali locali, infatti i blocchi di marmo e calcare provengono dalla zona di Foresto, una frazione del comune di Bussoleno.
L’intera costruzione misura 13.07 metri di altezza, 11.93 di larghezza, 7.30 di profondità e presenta un unico fornice alto 8.85 metri e largo 5.86 con volta a botte e i due pilastri sono delimitati da quattro colonne a fusti scanalati sormontati da capitelli corinzi.
L’iscrizione dedicatoria si trova sulle due facciate principali dell’attico e si presume fosse coronato da alcune statue che tuttavia, non sono mai state ritrovate.
lato sud – licensed under CC BY-SA 4.0
Sull’architrave liscio un fregio figurativo illustra le cerimonie conclusive del patto, presumibilmente opera di scultori locali.
Sul lato nordìè raffigurato il sacrificio dei Suovetaurilia, un rito di purificazione praticato nell’antica Roma per invocare la protezione delle divinità.
Il rito consisteva nella consacrazione, solitamente al dio Marte di un suino (sus), un montone (ovis) e un toro (taurus).
Al centro c’è un personaggio velato e un magistrato romano affiancato da cavalieri, fanti, inservienti e portatori di fasci, mentre sul lato meridionale sono rappresentati dei sacrifici ai Dioscuri, personaggi della mitologia greca, etrusca e romana.
Sul lato occidentale due figure tengono in mano il rotolo di pergamena contenente gli accordi, oltre ai rappresentanti delle 14 popolazioni locali citate nell’iscrizione.
Il lato orientale fu danneggiato da un incendio, infatti si intravede solo qualche frammento di figura umana.
Nella parte superiore dell’architrave, inserite nella pietra c’erano le lettere di bronzo che componevano l’iscrizione dedicatoria.
Le lettere erano in bronzo dorato, poi nel tempo l’arco romano fu spogliato delle sue componenti metalliche, quindi l’iscrizione è visibile attraverso gli incavi che ospitavano le lettere.
L’antico re Cozio insieme alle 14 popolazioni che rispondevano a lui dedicò l’arco romano di Susa all’imperatore Augusto, incidendo su 4 righe l’iscrizione dedicatoria.
L’antica iscrizione fu oggetto di studio già nel rinascimento e ancora oggi, l’interpretazione di alcune parti è soggetta a dibattiti.
L’illusione ottica dell’arco romano di Susa
Le quattro colonne angolari con capitelli corinzi si trovano sugli angoli esterni dell’arco, parzialmente inserite all’interno della struttura.
Questo crea una sottile illusione ottica, poiché guardando l’arco romano da ciascun lato è possibile vedere due colonne negli angoli, con l’impressione di trovarsi davanti ad un arco con 8 colonne anziché 4.
È un’illusione ottica molto raffinata, infatti è difficile accorgersene senza un’accurata osservazione.
Il fregio dell’arco romano di Susa ha una forte valenza sia storica che artistica, poiché narrando il patto di alleanza fra l’imperatore Augusto e il re Cozio è anche di natura propagandistica, in rottura con i canoni dell’epoca.
foto di Guilhem Vellut – licensed under CC BY 2.0
Infatti all’epoca i fregi non erano di carattere narrativo, come l’arco romano di Susa, bensì decorativi come il Trofeo delle Alpi nel comune francese di La Turbie e l’Arco di Augusto ad Aosta.
L’Arco romano di Susa, al contrario di altre opere architettoniche dell’epoca non celebrava la vittoria di Roma sulle popolazioni locali, bensì celebrava un’alleanza.
Ovvero l’arco romano di Susa ricorda un’alleanza tra due culture molto diverse, quindi va visto sia sotto l’ottica di integrazione che di romanizzazione delle tribù locali dell’epoca.
Infatti fu costruito lungo la Via Cozia che, oltre ad essere un’importante via di comunicazione dell’epoca era anche vicino alla dimora del re Cozio.
Inoltre il fornice dell’arco romano di Susa è orientato e allineato con la cima del monte Rocciamelone, la montagna più alta della Val di Susa e sacra alle popolazioni pre-romane dell’epoca.
Complimenti ho visto l’ arco siccome di passaggio a Susa, ora conosco anche la storia di un monumento di grande interesse storico.
Grazie.