Il gianduiotto, incluso fra i prodotti agroalimentari tradizionali piemontesi è un cioccolatino composto da un tipo di cioccolata chiamata gianduia che si produce a Torino, ha la forma di una barca rovesciata e solitamente viene avvolto in carta argentata o dorata.
Il gianduiotto viene prodotto impastando zucchero e cacao con la nocciola Tonda Gentile del Piemonte (chiamata anche la Tonda Gentile delle Langhe) una rinomata varietà di nocciola prodotta nel Basso Piemonte che abbraccia alcune aree delle provincie di Cuneo, Alessandria ed Asti.
Caffarel di sausyn – licensed under CC BY-NC-ND 2.0
Il cioccolatino piemontese venne prodotto la prima volta dalla Caffarel, una famosa società dolciaria torinese, nello stabilimento ubicato in Borgo San Donato un quartiere della Circoscrizione 4 di Torino.
La Caffarel è anche depositaria del marchio Gianduia ed è l’unica azienda che può stampare il volto della maschera torinese sull’incarto dei cioccolatini, poi vi sono anche altre aziende che possono produrre i gianduiotti, alcune sono Novi, Venchi, Feletti, Pernigotti.
Il gianduiotto venne presentato la prima volta al pubblico durante il carnevale del 1865, poiché prende il nome da Gianduja, la maschera torinese che distribuiva il nuovo cioccolatino per le strade della città.
Eurochocolate di Chiara Marra – licensed under CC BY-ND 2.0
Le origini del cioccolatino gianduiotto sono interessanti poiché hanno radici storiche e politiche ben precise.
Durante l’occupazione napoleonica ed il conseguente blocco navale, la quantità di cacao che giungeva in Europa era notevolmente ridotta oltre che avere prezzi esorbitanti, mentre la richiesta di cioccolato era in costante aumento.
Qui occorre raccontare un pezzo di storia della Caffarel.
Pier Paul Caffarel originario di Luserna San Giovanni in Val Pellice (TO), nel 1826 rilevò una piccola conceria (pelli e cuoio) in via Balbis nel quartiere San Donato, trasformandola in un laboratorio dedicato alla produzione del cioccolato.
Nel 1845 il figlio Isidore prese le redini dell’azienda, e suo figlio Ernesto Alberto Caffarel incontrò Michele Prochet, un rinomato artigiano del cioccolato.
Così la Caffarel Padre e Figlio si fuse con la Prochet Gay & C. dando vita alla Caffarel-Prochet.
Fu Michele Prochet che a causa della carenza di cacao ne sostituì una parte con la nocciola Tonda Gentile delle Langhe, rinomata per il gusto forte e delicato creando l’impasto del gianduiotto con cacao, burro, nocciole tostate e macinate e zucchero.
Data l’alta presenza di nocciole non era possibile produrlo in forme e per un lungo periodo di tempo il cioccolatino piemontese venne tagliato manualmente.
Ancora oggi esistono due modi diversi di produrre il gianduiotto, attraverso il concaggio e l’estrusione.
Il gianduiotto prodotto per concaggio viene stampato in forme ed è più industriale, inoltre è più duro data la minore percentuale di cacao e quindi si stacca facilmente dallo stampo.
Il gianduiotto prodotto per estrusione non prevedo l’uso di stampi bensì viene colato su delle piastre attraverso macchine progettate ad hoc, dando al cioccolatino una consistenza né troppo dura ne troppo fluida.
Nel 2001 durante la manifestazione Eurochocolate di Torino venne esposto il gianduiotto più grande del mondo, realizzato dalla Novi, lungo 4 metri, alto 2 e largo 1, per un peso totale di 40 quintali.
Certi prodotti ,come appunto il Gianduiotto, dovrebbero essere prodotti sempre e solo come prescrive la ricetta originale. Quelli prodotti all’arancia o con altri sapori, non dovrebbero essere commercializzati con il nome Gianduiotto. Vogliamo proteggere dall’imitazione straniera le eccellenze italiane poi siamo noi stessi a dissacrarle in casa nostra.
Grazie del commento Adriano.