Il nome Grande Torino indica il club all’epoca chiamato Associazione Torino Calcio, oltre ad indicare gli otto anni durante i quali la squadra granata vinse 5 scudetti consecutivi e una coppa Italia.
Nel periodo degli anni ’40 il Grande Torino era una della squadre più forti al mondo ed i suoi giocatori rappresentavano la colonna portante della nazionale italiana di calcio.
Alcuni dei record del Grande Torino sono le 88 partite casalinghe disputate senza subire sconfitte, il maggior numero di gol realizzati durante una partita (10 a 0 contro l’Alessandria) ed i 125 goal nella stagione 1947-1948.
La storia del Grande Torino nasce nel 1939 quando l’imprenditore Ferruccio Novo ne assunse la presidenza, in successione a Giovanni Battista Cuniberti.
Fra l’altro Ferruccio Novo, nel 1913 aveva giocato nel Torino senza però approdare alla prima squadra.
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Il presidente Novo seguendo i consigli di Vittorio Pozzo, fece gestire la squadra secondo i modelli del calcio inglese, modelli che allora erano all’avanguardia e assunse diversi collaboratori come:
- Giacinto Ellena di Torino, soprannominato Cinto, mediano e poi allenatore
- Mario Sperone di Priocca (CN), calciatore, allenatore e poi dirigente sportivo
- Antonio Janni di Santena (TO), calciatore e poi allenatore
- Rinaldo Agnisetta divenne amministratore delegato, era direttore di una azienda di trasporti
- Leslie Lievesley di Derbyshire, Inghilterra, portiere dello Sheffield United e del Woolwich Arsenal, andò ad allenare le squadre giovanili del Toro
- Roberto Copernico di Altedo di Malalbergo (BO), dirigente sportivo, assunse il ruolo di consigliere
- Ernő Egri Erbstein di Nagyvárad, Romania (all’epoca Impero austro-ungarico), calciatore e poi allenatore, assunse la guida tecnica.
Gli acquisti importanti del Grande Torino furono:
Franco Ossola dal Varese, Pietro Ferraris dall’Ambrosiana (Inter), Romeo Menti dalla Fiorentina, Guglielmo Gabetto, Alfredo Bodoira, Felice Borel dai cugini della Juventus.
Felice Placido Borel di Nizza, attaccante e campione del mondo nel 1934, Giacinto Ellena e Roberto Copernico suggerirono a Ferruccio Novo di applicare nel Torino la tattica del “sistema”, un modulo di gioco che fu sviluppato negli anni ’30 dal tecnico dell’Arsenal Herbert Chapman.
Fino ad allora la tattica più adottata era quella del “metodo”, la stessa che sotto la guida di Vittorio Pozzo aveva portato l’Italia a vincere il campionato del mondo nel 1934 e nel 1938.
Sito dedicato al Grande Torino: IlGrandeTorino.it
Il metodo si basava soprattutto sul contropiede e quando nel 1926 vennero cambiate le regole del fuorigioco portando da 3 a 2 il numero di giocatori necessari per far scattare il fuorigioco, questo cambiamento creò diverse difficoltà.
Da qui Herbert Chapman (tecnico dell’Arsenal) sviluppò la tattica del sistema, dando vita anche alla cosiddetta marcatura a uomo e Ferruccio Novo diede il consenso ad adottare nel Torino la nuova tattica del sistema.
Poi arrivò il tecnico ungherese András Kuttik che fece giocare Ellena nel ruolo di centromediano come sistemista, lo stesso ruolo che aveva già ricoperto nella Fiorentina, poiché la squadra viola era l’unico club italiano ad aver sperimentato il metodo del sistema.
Nel campionato 1941-1942 il Torino arrivò secondo dietro la Roma e l’anno successivo approdarono Valentino Mazzola ed Ezio Loik, (soprannominato elefante) ed infine Giuseppe Grezar dalla Triestina, facendo nascere l’11 granata che entrerà nella storia come il Grande Torino.
Il campionato 1942-43, nonostante una partenza poco brillante, venne vinto dai granata all’ultima partita vincendo a Bari e nello stesso anno vinse anche la Coppa Italia battendo il Venezia per 4 a 0 allo stadio di Milano, diventando la prima squadra italiana a vincere sia il campionato che la coppa Italia nella stessa stagione.
Nel 1944 nonostante la seconda guerra mondiale fosse in pieno svolgimento, la federazione calcio decise di giocare ugualmente organizzando il campionato di calcio in gironi.
Occorre dire che per evirare ai giocatori la chiamata alle armi, attraverso delle strategie diplomatiche vennero inquadrati come elementi indispensabili per la produzione bellica italiana.
Così i giocatori granata, per salvare le apparenze vennero inseriti come operai dell’azienda FIAT di Agnelli, dando vita al Torino FIAT ed una soluzione simile fu adottata per i giocatori della Juventus con l’azienda automobilistica Cisitalia, di proprietà di Piero Dusio, presidente della stessa Juventus.
Sito dedicato al museo del Grande Torino: MuseodelToro.it
Il Torino venne inserito nel girone Ligure-Piemontese arrivando alla finale a 3 giocata a Milano contro il Venezia e lo Spezia.
Due giorni prima per motivi di propaganda, la nazionale di calcio italiana disputò una partita internazionale a Trieste ed all’epoca molti giocatori del Torino facevano parte della nazionale.
Il presidente Ferruccio Novo, probabilmente sottovalutando gli avversari non chiese di posticipare l’incontro con lo Spezia due giorni dopo e gli spezzini più freschi rispetto ai granata ebbero la meglio, vincendo per 2 a 1.
Dato che lo Spezia aveva vinto la partita contro il Venezia, il Torino non vinse il torneo.
Arriviamo al campionato del 1945-46 quando la seconda guerra mondiale era terminata da poco.
L’Italia oltre che essere in macerie era spezzata in due e gli spostamenti fra il Nord ed il Sud risultavano difficili, quindi la federazione calcio decise di creare un girone unico del quale facevano parte sia le squadre di serie A che di serie B.
La rosa del Torino comprendeva il leggendario portiere Bacigalupo, poi Rigamonti, Ballarin e Castigliano.
Il Grande Torino nella stagione 1945-46
La prima giornata di campionato il Torino fu sconfitto dai cugini juventini con un rigore di Silvio Piola, mentre nel derby di ritorno sconfisse la Juventus con un gol di Castigliano, aggiudicandosi la vetta davanti a Inter, Juventus e Milan.
Nel girone finale presero parte anche alcune squadre del centro e del sud Italia, come Roma, Bari, Napoli e Pro Livorno ed il Torino giocò un girone travolgente vincendo a Roma per 7-0, contro la Pro Livorno per 9-1 e contro il Napoli per 7-1.
A due giornate dalla fine la Juventus guidava la classifica con due punti di vantaggio sul Torino, fino allo scontro diretto nel quale i granata si aggiudicarono il derby con un gol di Gabetto, agganciando la Juventus in vetta.
Nell’ultima giornata i bianconeri pareggiarono a Napoli 1-1 mentre il Torino travolse la Pro Livorno allo stadio Filadelfia per 9-1, aggiudicandosi così il suo terzo scudetto.
L’anno successivo, nella stagione 1946-47, il campionato di calcio era nuovamente a girone unico e con 20 squadre e nel Torino arrivarono Martelli, Rosetta e Romeo Menti.
Alla tredicesima giornata il Torino era in vetta alla classifica ed il successo più eclatante fu la vittoria per 7-2 sulla Fiorentina, poi dopo la sconfitta con la Sampdoria sigillò 16 partire utili consecutive delle quali 14 furono vittorie vincendo il campionato con 104 reti e celebrando Valentino Mazzola cannoniere con 29 reti.
Valentino Mazzola: Italia Ungheria – 11 maggio 1947
Nella primavera del 1947 nelle due partite della nazionale italiana contro Svizzera ed Ungheria, l’allenatore Vittorio Pozzo schierò rispettivamente 9 e 10 giocatori del Torino, battendo gli svizzeri per 5-2 e gli Ungheresi per 3-2.
Nella partita contro l’Ungheria l’unico giocatore della nazionale non del Torino era il portiere della Juventus Lucidio Sentimenti e questa fu la partita della nazionale italiana di calcio nella quale giocarono il maggior numero di giocatori provenienti dalla stessa squadra.
Nel 1947-48 venne disputato il campionato più lungo della storia calcistica italiana, che per motivi geopolitici era formato da 21 squadre.
Grande Torino – stagione 1947-48
L’allenatore Luigi Ferrero lasciò la guida del Toro a Mario Sperone, Ernest Erbstein rientrò come consigliere dopo essersi nascosto a causa delle persecuzioni razziali ed approdarono il rumeno Fabian (attaccante) e Sauro Tomà (terzino) e fu in questa stagione che il Torino stabilì il record della miglior vittoria in Serie A, battendo l’Alessandria per 10-0.
Il girone di andata si concluse con il Milan in testa alla classifica, poi nelle ultime 13 partite i granata ottennero 12 vittorie ed un pareggio e concluse il campionato con 29 vittorie su 40 incontri totali, il miglior attacco con 125 reti e la miglior difesa con 33 reti subite ed i migliori marcatori del Torino furono Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetti, rispettivamente con 25 e 23 reti.
Arriviamo al campionato del 1948-49 e nel Torino arrivano Dino Ballarin (fratello di Aldo Ballarin), Ossola, Operto, Fadini, Bongiorni, Grava ed il cecoslovacco Schubert, l’allenatore era l’inglese Leslie Lievesley mentre il direttore tecnico era Ernest Erbstein.
Grande Torino – stagione 1948-49
Il campionato di serie A ritorna ad essere a 20 squadre anziché 21 come l’anno precedente ed i granata si aggiudicano il girone di andata a pari merito con il Genoa, vincendo anche il derby con la Juventus per 3-1.
Alla 34° giornata il Torino era in testa alla classifica con 4 punti di vantaggio davanti all’Inter.
Il 1° maggio 1949 il Grande Torino volò verso Lisbona per giocare una partita contro la squadra portoghese del Benfica
Il capitano del Benfica e della nazionale portoghese era Francisco Chico Ferreira.
Lui e Valentino Mazzola si erano incontrati a fine febbraio durante la partita Italia Portogallo (l’Italia vinse 4-1) e fra i due nacque un certo interesse, specialmente nel dopo partita quando le due squadre si riunirono per una sorta di terzo tempo.
Nel maggio del 1949 in Portogallo era stata organizzata una festa in omaggio a Ferreira ed il capitano portoghese decise di invitare la squadra del Torino.
La squadra granata partì per il Portogallo lasciando a Torino Renato Gandolfi (Il secondo portiere) ed al suo posto partì Dino Ballarin (terzo portiere) su richiesta del fratello Aldo Ballarin, Sauto Tomà per infortunio, Ferruccio Novo, Roberto Copernico, Vittorio Pozzo lasciò il posto a Luigi Cavallero (stampa) e Nicolò Carosio, famosa voce dello sport, poiché la cresima del figlio si sovrapponeva con la partita a Lisbona.
Altri giornalisti presenti erano Rento Casalbore di Tuttosport e Renato Tosatti (padre di Giorgio Tosatti) della Gazzetta del Popolo.
Il Torino giocò la partita allo Stadio Nazionale di Lisbona, davanti a 40.000 spettatori, schierando come formazione: Bacigalupo, Grezar, Rigamonti, Ballarin, Martelli, Loik, Gabetto, Menti, Castigliano, Ossola e Mazzola.
Formazione dell’ultima partita disputata dal Grande Torino
Il primo tempo si concluse con il Benfica in vantaggio per 3-2, nella ripresa i portoghesi segnarono il quarto goal e nel finale i granata accorciarono su rigore per fallo su Valentino Mazzola.
La partita si concluse con la vittoria del Benfica per 4-3.
La tragedia di Superga
Il pomeriggio del 4 maggio 1949, il trimotore FIAT G. 212 di Avio Linee Italiane che riportava a casa la squadra granata trovò una forte nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti.
Alle 17:05 l’aereo era fuori rotta per assenza di visibilità e per il malfunzionamento dell’altimetro di bordo e si schiantò contro i muraglioni del giardino sul retro della Basilica di Superga, sulla collina torinese.
Lo schianto fu letale e tutti le persone a bordo morirono sul colpo.
La tragedia di Superga ebbe un forte impatto a livello internazionale poiché il Grande Torino era famoso in tutto il mondo ed il giorno dei funerali nel capoluogo piemontese erano presenti quasi un milione di persone, per dare l’ultimo saluto alla leggendaria squadra granata.
Per terminare il campionato il Torino schierò in campo la formazione giovanile e lo stesso fecero gli avversari, in segno di rispetto.
Il Torino vinse tutte e quattro le partite rispettivamente contro Genoa, Palermo, Sampdoria e Fiorentina e venne proclamato campione d’Italia.
La tragedia di Superga ebbe un tale impatto che l’anno successivo quando la nazionale dovette recarsi in Brasile per i campionati del mondo, venne deciso di andare con la motonave Sises, che data la sua grandezza permetteva ai giocatori di allenarsi a bordo.
Il viaggio durò due settimane invece delle 35 ore di aereo.
Una nota importante è la partita amichevole giocata il 29 maggio 1949 fra il River Plate ed il Torino Simbolo, squadra formata da diversi giocatori di serie A quali Hansen, Manente, Boniperti, Sentimenti della Juventus, Nyers, Achilli, Giovannini (Inter), Annovazzi, Nordhal (Milan), Furiassi (Fiorentina), Ferraris (Novara).
L’amichevole fu organizzata dall’allora presidente del River Plate Antonio Liberti, terminò 2-2 e l’incasso venne devoluto ai familiari dei giocatori scomparsi nella tragedia di Superga.
Il quarto d’ora granata
Tutto ebbe inizio nella primavera del 1946, da lì in poi il quarto d’ora granata sigillò diverse goleade, diventando uno dei simboli del Grande Torino.
Il Quarto d’ora granata: toronews.net
Quando la squadra avversaria non era temibile i giocatori granata non mettevano in campo tutte le loro abilità, questo fino a quando il tifoso Oreste Bolmida (ferroviere) non faceva partire dagli spalti del Filadelfia il suo squillo di tromba ed allora partiva il quarto d’ora granata.
Stadio Filadelfia
Il capitano Valentino Mazzola dava il segnale ed il Grande Torino aumentava ritmo e performance di gioco, poi una volta messo al sicuro il risultato i granata tornavano a giocare secondo i ritmi che permettevano di controllare la partita.
La goleada più eclatante fu il 7-0 inflitto alla Roma.
Alcune volte la tromba suonava quando i granata erano in difficoltà, come il 30 maggio del 1948 quando al Filadelfia i granata perdevano per 3-0 contro la Lazio e dopo lo squillo di tromba partì la rimonta ed il Grande Torino vinse per 4-3.